Inutile negarlo.
Sarà bella e pittoresca la neve, saranno bellissimi gli sport invernali, coreografici i Dirndl e i Loden, ma il freddo inverno è il peggiore nemico delle orchidee. Anche per il mio “plotone” da serra fredda, oramai temprato agli assedi più duri.
L’inverno quest’anno è stato duro… come pochi altri.
Almeno in certe regioni del Nord d’Italia.
Da dicembre a febbraio temperature ampiamente sotto lo zero, moltissime notti, nel fondovalle, sino a – 10°.
Le considerazioni sulla temperatura ora posso confermarle, avendo difeso le mie piante dalle armi più temibili del “Generale inverno”, e cioè la neve e il freddo gelido.
Che le orchidee da serra fredda non amino il caldo (e non fioriscano se tenute in luoghi più caldi e consoni a noi umani), è un dato di fatto, ma allo stesso modo non amano neppure il freddo troppo intenso, gli agenti atmosferici tipicamente invernali quali pioggia, neve e vento e per questo la soffitta è stata usata sino al momento della realizzazione della serra esterna.
Il plotone delle orchidee da serra fredda ha resistito e combattuto duramente, e ora sembra festeggiare, mettendo i fiori nelle “canne”.
Tutte!
Anche quelle che nel trasporto mi sono cadute … “cadute sotto il fuoco amico” 🙂 come potete vedere nella foto a fianco. Stelo fiorifero steccato con stuzzicadenti e nastro adesivo di carta, ma presenti ugualmente alla fioritura! Le orchidee sono difficili da far morire e la loro voglia di vivere è incredibile.
Certo… a Natale, negli anni scorsi sono riuscito ad avere Dendrobium Nobile e Coelogyne Cristate fiorite, ma non so quanto valga la pena di avere fioriture così anticipate.
Il riposo (o la scarsa attività vegetativa se preferite), se nelle condizioni giuste, deve durare come nel loro habitat naturale.
Sto cercando di ricreare il più possibile l’habitat naturale delle orchidee da serra fredda, sapendo che lo spazio temporale non va troppo forzato, pur considerando che negli ultimi anni la bella stagione (almeno nella mia regione) ha un ciclo molto breve e cioè da fine maggio ad inizio settembre.
Se abitassi nel centro o sud d’Italia forse amerei di più le orchidee da serra intermedia o calda, pur consapevole che ogni regione ha i suoi specifici problemi per l’acclimatamento delle orchidee. Si tenga sempre presente però che, per quanto di seguito scritto, abitare nel Nord d’Italia non vuol dire “poter coltivare” indiscriminatamente e facilmente questo tipo di piante! Anzi…
E’ stato grazie allo studio e al controllo delle temperature che quest’anno i Cymbidium sono fioriti interrottamente dal 15 novembre, e molti stanno ora sbocciando garantendo un “presidio fiorito” sino a tutta la primavera, i Dendrobium Nobile da inizi febbraio, la Coelogyne Cristata da metà dello stesso mese.
E’ un apoteosi di fiori inneggiante alla bella stagione!
Penso che ciò sia più che sufficiente nel/e per il rispetto delle piante ma soprattutto per la mia soddisfazione nella coltivazione di questa tipologia di orchidee.
Qualche fiore in anticipo e qualche altro in ritardo sulla consueta fioritura, ma la truppa ha marciato compatta e ha serrato i ranghi al momento giusto, sventando l’assedio e vincendo contro il temibile nemico… l’inverno del Nord d’Italia!
Abbandoniamoci alla festa ma stiamo vigili.
Perché chi dorme… non coglie fiori! In Trentino non è il primo anno che vediamo la neve a Pasqua!
Dopo questa lunga premessa, la prima considerazione che mi sento di fare è che il termine “serra fredda” è un termine usato (o abusato?), e quanto meno il più delle volte non analizzato o semplicemente considerato in maniera superficiale. La mancata analisi e giusta comprensione porta i profani a commettere errori irrimediabili di coltivazione.
A mio modesto parere dovrebbe essere un termine “duttile”, nel senso che dovrebbe significare capacità (del coltivatore, non della pianta!) di adattarsi alle circostanze, anche se in un range termico che non deve mai scendere sotto lo zero, analizzando il diverso grado di sopportazione delle temperature da parte dei diversi generi e specie, temperature che, come detto, oscillano tra qualche grado sopra lo zero e qualche grado sopra i 10°, come si riscontra nel loro habitat naturale. Se anche si chiamano “da serra fredda” non sono sicuramente abituate agli italici geli invernali.
Per questo è necessario un esatto controllo delle temperature, con una esatta analisi del range del freddo… dal gelo completo di alcune terricole quali le Bletille (che rinascono da nuovi bulbi ogni primavera successiva) per passare a pochi gradi sopra lo zero (dai 2 ai 5°) per la Coelogyne Cristata, o agli 8-10° per alcune Laelie, i più comuni Dendrobium Nobile o Kingianum e i Cymbidium.
Le orchidee da serra fredda, provengano esse dall’Himalaya, dalle Ande, o dal monte Kinabalu nel Borneo, resistono al range climatico sopra descritto, ma lo stesso va analizzato nella sua complessità, considerando sempre la provenienza e quale sia il loro clima naturale nella zona natia (compresa l’influenza che esercita l’ umidità e l’irraggiamento sia in natura che in coltivazione), in quanto il freddo da noi non è quello “più mite” delle elevate altitudini Himalayane o Andine, freddo che nell’habitat naturale delle orchidee è mitigato dalla “latitudine equatoriale” o dalla vicinanza alla stessa. (si legga nell’articolo sul “Generale Inverno” il confronto tra Mukteswhar (मुक्तेश्वर) sulle colline del Kumaon, in India ai confini con il Nepal e Trento! ). Riassumendo il tutto in poche parole si potrebbe dire che le nostre orchidee sono da serra fredda ma non da serra gelida.
Ribadiamo quindi nuovamente che quando si parla di temperatura per la serra fredda si parla di quel range di temperature minime attorno agli 8- 10° , quindi ben lontane dallo zero termico.
La seconda considerazione è che molti hanno la tendenza a mettere in comune i vari generi di Cymbidium, di Dendrobium o di Coelogyne, pensando che i loro “diversi” appartenenti siano tutte piante da serra fredda.
Nulla di più sbagliato si potrebbe fare nella coltivazione in quanto, ad esempio di Cymbidium vi sono specie da serra fredda (di solito provenienti dall’Himalaya e dalla Cina siano essi a fiori larghi o a fiori piccoli) e Cymbidium tropicali o subtropicali; di Dendrobium ve ne sono addirittura sei gruppi spaziando dalla serra fredda alla calda, con o senza riposo vegetativo e analogamente la stessa cosa si può dire per le Coelogyne .
Quanto detto sopra ha il solo scopo di consigliare che, per far vivere una di queste piante, è necessario sapere esattamente di che tipo di pianta si tratti (quindi informarsi), in quanto la generalizzazione potrebbe portare a risultati nefasti.
Come in precedenza detto, le orchidee da serra fredda non sono caratterizzate solo dalla temperatura. Altre considerazioni sono inerenti la luce, l’umidità e l’irrigazione invernale.
In questo articolo parliamo delle orchidee da serra fredda più conosciute, quasi tutte con un periodo di riposo più o meno attivo, ma svariate altre ve ne sono, tutte con esigenze specifiche e magari molto diverse tra loro.
Si potrebbe fare l’esempio delle Restrepie, che contano circa 50 specie, che vivono in habitat caratterizzato da elevatissima umidità, umidità prodotta dallo “scontro” tra evaporazione e clima freddo, con la formazione di nubi che le avvolgono per quasi tutto il periodo invernale ma senza mai scendere sotto i 4-5° (le temperature consigliate nella coltivazione, per questo genere, sono dai 10° di minima ad un 25° di massima con frequentissime nebulizzazioni della pianta).
Da serra fredda possiamo considerare anche l’Odontoglossum (il gruppo che vive ad alte altitudini perlomeno) con minime variabili a seconda dell’ibridazione subita, con temperature invernali notturne che si aggirano sui 5-8°, alcune Masdevallia (temperature fino a 7°C di minima notturna) e altre ancora. Per ognuna di esse ci sarebbe da raccontare moltissimo ma al fine di non dilungarsi troppo (e tediare nessuno 🙂 ) consideriamo solo le orchidee citate nel titolo.
Che esse siano proveniente dalle pendici dell’Himalaya come per la Coelogyne Cristata, dalle montagne Cinesi o Indiane, Birmane, Thailandesi o Vietnamite come per il Dendrobium Nobile, o dal Sud Est asiatico o dal Nord ovest dell’India come per molti Cymbidium, l’habitat naturale di esse è caratterizzato da estati calde ed umide e da inverni freddi con la mancanza quasi totale di precipitazioni. Rammentiamo nuovamente che praticamente, in inverno, non piove quasi mai e le giornate sono soleggiate e fresche, e le piante ricevono molta luce per il fatto che gli alberi dove dimorano sono quasi completamente spogli essendo per lo più a foglia caduca. Vero è che non piove (durante la stagione secca) ma l’umidità ambientale non è sicuramente quella dei nostri appartamenti.
Insomma nel loro habitat naturale vi è un clima e una condizione ambientale diametralmente opposta alla nostra o di quello che possiamo offrire loro nella stragrande maggioranza delle zone d’Italia, dove abbiamo inverni piovosi o nevosi, poca luce e molto gelo. Ma non scoraggiamoci, questo offrono le nostre regioni e in genere tutto il nord d’Europa, dove però i coltivatori di orchidee (e le loro fioriture) non mancano!
Ho scritto di essere consapevole di essere “ai limiti dell’estremo” e questo limite deve sempre essere tenuto in considerazione dai coltivatori di orchidee.
Quest’anno con tutte le orchidee sopra citate sono arrivato (solo per un paio di notti) a temperature di + 2°, per qualche settimana ho importato la minima a 5° per poi arrivare a stabilizzarle ad una minima di 7°. Tutte hanno resistito e il meglio lo hanno dato con l’ultima regolazione citata, che oramai è stabile ed impostata dai primi di gennaio.
Siccome non potevo dividere l’ambiente in più zone, ho raggiunto questo compromesso per la coltivazione di tutte le piante, e cioè impostato la mia “stufa” che si accende a 7° e si spegne a 10°. E questa è la temperatura a cui sottopongo la notte tutte le mie orchidee da serra fredda. In dicembre / gennaio il sole batte sulla serra (quando c’è) dalle 9 e 30 alle 14 circa e in serra ho raggiungo anche i 20° (con una finestra aperta altrimenti le temperature salirebbero troppo a causa dell’effetto “lente” che generano i vetri della stessa) per arrivare a temperature minime quasi costanti per l’intera notte verso le 22-24… anche quando fuori c’erano -10°!
Inutile dirlo… Questo è un hobby che appassiona, fonte di studi e di personali appunti che volentieri condivido con voi, facendo mie le parole dell’oratore di Miami Les Brown : “La perfezione non esiste, puoi sempre fare meglio e puoi sempre crescere”. Ma ognuno deve fare quello che può e che si sente.
Proseguo e concludo questo articolo con alcune mie personali specifiche osservazioni.
Cymbidium.
E’ una pianta sempreverde, con radici quindi “semi-attive” (mi si passi il termine) anche nella stagione “secca”. A differenza dei Dendrobium Nobile, verso fine novembre, non bisogna sospendere completamente l’irrigazione, che dovrebbe ridursi drasticamente ma mai sospendersi (molti testi raccomandano invece di sospendere completamente le irrigazioni).
Perché lo faccio? Perché il substrato dei Cymbidium deve risultare sempre leggermente umido. Che questa umidità sia data dall’ur ambientale o da lievi nebulizzate o scarse irrigazioni poco importa.
Attenzione … A differenza del più semplice Dendrobium Nobile (il quale prima di essere messo a riposo deve avere delle canne belle cicciotte e piene d’acqua, acqua e nutrimento assorbito nei mesi primaverili ed estivi in piena fase vegetativa), per il Cymbidium il controllo dell’acqua e dell’umidità è importantissimo nel periodo autunnale ed invernale, dove la pianta entra in una specie di riposo – o forse sarebbe meglio dire di sonnolenza – e dove quindi le irrigazioni devono essere drasticamente ridotte e controllate. Non rispettare ciò vuol dire compromettere la formazione di nuovi getti floreali, ma tenete presente che una completa o sbagliata drastica sospensione potrebbe portare la pianta a “sgonfiarsi”, a veder raggrinzire gli pseudobulbi, a veder le foglie lanceolate toccare terra. Quindi almeno ogni due settimane, al mattino quando il sole batte e in serra ho almeno 12-15°, personalmente irrigo leggermente. Questa è la mia esperienza personale e i risultati non mancano! L’irrigazione dipende ovviamente dal vostro ambiente e dal substrato di coltivazione che usate. Il mio è composto da bark pezzatura grande, torba bionda di sfagno, perlite oltre a qualche filo di sfagno.
Un substrato bello leggero ma soprattutto drenante.
“Ma perché il mio cymbidium non fiorisce?” … ci si chiede.
Mi danno un enorme fastidio quelli che rispondono che il Cymbidium è una delle piante più facili da coltivare. Lo è anche il Dendrobium Nobile, eppure uno degli articoli più letti di questo blog è quello di Simone dal titolo molto significativo e cioè “Capire il Dendrobium Nobile” . Ci sarà un perché o no?
Inoltre non tutti riescono o possono soddisfare le sue esigenze, ricordiamoci sempre che parliamo di piante che per lo più sono coltivate in casa o, quando va bene, su un terrazzo o in soffitta, quindi elenchiamo di seguito i motivi di una mancata fioritura che principalmente sono tre.
Essi sono:
1) La mancata esposizione al freddo, che è essenziale per l’induzione alla fioritura.
2) I continui spostamenti e/o il diverso orientamento dei vasi rispetto alla luce quando gli stessi hanno i getti fioriferi in formazione. Il Cymbidium è una pianta eliotropica e cioè che tende sempre ad orientarsi verso la luce del sole o la luce artificiale che gli forniamo. Nella foto a fianco si può notare l’orientamento verso la luce di un mini getto floreale in quanto è nato a ridosso del muro. Per questo sui vasi dei miei Cymbidium si può vedere la lettera “E” che sta per Est, posizione cui sono rivolti i vasi, prendendo il sole del primo mattino.
3) Per quanto sopra ampiamente descritto la mancanza di luce, soprattutto in autunno e in inverno quando i getti floreali sono in formazione.
Coelogyne Cristata.
Sarà anche vero che in natura sverna in prossimità della neve, ma per i rischi più volte elencati in questo blog sotto i 2 – 4° proprio non andrei. Ovviamente con pianta completamente asciutta e di notte, in quanto di giorno anche nel suo habitat naturale le temperature superano i 10° di media.
Le foglie sono sempre verdi e come per i Cymbidium l’inverno le irrigazioni devono essere quasi sospese a patto però si abbia una elevata umidità ambientale.
Per questo, nelle giornate di sole, e soprattutto nel primo mattino, io qualche leggera nebulizzazione la faccio.
Potrete vedere il raggrinzimento degli pseudobulbi attenuarsi nel giro di pochi giorni.
Dendrobium Nobile.
Su questa pianta abbiamo scritto e detto già moltissimo.
Se durante il ciclo vegetativo l’abbiamo irrigata e fertilizzata molto bene, da metà autunno a questo periodo la possiamo quasi dimenticare davanti ad una finestra ben illuminata purché l’umidità sia adeguata.
In caso contrario si può ovviare con delle nebulizzazioni.
Non abbiate fretta di portare al caldo la pianta, fatelo solo quando i primi fiori sono sbocciati. Così vi godrete tutta la fioritura.
E non abbiate timore di mettere Dendrobium Nobili di colore diverso nello stesso vaso anche se molti lo sconsigliano.
Se coltivati alla stessa maniera molto probabilmente i fiori sbocceranno in maniera quasi simultanea come potete vedere nelle foto. E l’effetto ottico è molto gradevole.
E qui concludiamo anche se di cose, direttamente provate sulle mie piante ve ne sarebbero ancora molte da dire.
La primavera sta arrivando, nuove e diverse esperienze si prospettano e quindi vi lascio con una frase del Mahatma Gandhi…
“Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… ma non può contenere la primavera!”
Buon inizio primavera pieno di grandi soddisfazioni!
Buonasera, sto cercando più informazioni possibili a riguardo delle Orchideee da ‘serra fredda’ soprattutto perché dispongono di un balcone chiuso da vetri esposto essenzialmente a nord-est. Le temperature scendono parecchio in inverno, ma raramente al di sotto dello 0 all’esterno. Vorrei coltivarle su tronchi e muschi, però ho bisogno di molte altre informazioni ma soprattutto di reperire cymbidium, laelia o anche altre specie che realmente sono da serra fredda, può aiutarmi? Grazie
Ciao Dorio.
Digita “serra fredda” nel campo “cerca” appena sopra “articoli recenti” a sinistra dello schermo e troverai molti articoli che ti potrebbero interessare.
Prima di tutto dove coltivi?
Io vivo in una Regione dove dicembre, gennaio e parte di febbraio le temperature hanno toccato anche i -10°.
Come ben comprenderai le temperature invernali nella mia regione (il Trentino Alto Adige), possono essere molto diverse da quelle Siciliane o Pugliesi.
Alcune puntualizzazioni.
1) Nord o Est ? Ho un ampio terrazzo che fa angolo tra il Nord e l’Est. A Nord il sole (in questo periodo) lambisce appena e per pochi minuti il lato nord, invece sul lato est dalle 8 alle 14 e 30 è presente. Quindi la distinzione è essenziale. Personalmente a Nord (e non in tutto l’anno) metto solo alcune Calanthe, che sono orchidee terricole e che resistono a temperature molto basse.
2) In Italia, ovunque tu viva, su zattera (se intendi questo per tronchi o muschi) all’esterno è difficile coltivare. Per coltivare in questo modo serve umidità ma anche un clima mitigato “equatoriale” se pur freddo. E in Italia è difficile. Amici Siciliani, quest’anno, mi dicono che alcune fioriture se le sono scordate a causa delle avversità climatiche.
3) Le orchidee che vorresti sono reperibili nei migliori Garden e, anche se per scelta editoriale non facciamo pubblicità, basta sapere di dove sei per verificare i rivenditori di orchidee più vicini a te. Personalmente divido (e regalo) quest’anno le mie C. Cristate, ma ora ho più richieste di quelle che posso soddisfare. Oltre al fatto che , molto probabilmente, per almeno due stagioni una divisione di questa pianta porta alla mancata fioritura.
Spero di averti risposto.
Ciao